L'abito che Arnella Fanone ha scelto per il suo ultimo viaggio, quando la morte diventa una questione di stile e un modo per controllare la propria narrazione.
Preparare il proprio look funebre non è eccentrico, ma un modo per controllare appieno la propria storia: da Marilyn Monroe a Vivienne Westwood, perché l'ultimo outfit è una dichiarazione d'identità
Non è una scelta terribile, ma ricostituente l'identità: definire il proprio abito funebre è uno degli ultimi atti di libertà estetica, una pratica comune nel mondo vip. Ornella Vannon ha il suo vestito pronto: "Ho questo vestito, è di Dior", ha detto in un'intervista, facendo dell'eleganza una seconda pelle la sua normalità. Parla della morte come se fosse una certezza che si riconosce, ma lo fa con una saggezza liberatrice in cui non ha paura della fine dell'immagine. Gestione dei dettagli.
Questo sguardo che sembra non significare nulla non è qualcosa di specifico: un atto di determinazione nella bellezza, perché determinare l'abito del funerale di una persona come qualcosa di griffato, un abito che dimostra che siamo vivi, significa il desiderio di rimanerci fedeli e stiamo male dopo l'aggressione.Non è vano, ma stare al passo con noi: di chi è la decisione finale di ripetere.
Ornella Stavon non è l'unica stoffa che ha deciso come esporvi ai vostri recenti viaggi.
La rivoluzionaria stilista britannica Vivienne Westwood ha scelto un vero e proprio dress code per i presenti alla cerimonia funebre, che sull'invito recita: "Nel dubbio, vestitevi".Il raccolto - e l'arte, che ti ha donato, hanno risposto con abiti floreali, telten e abiti eccentrici, e trasformano l'addio finale in una procura memorabile, in una processione memorabile.Anche l'eccentrica icona della moda britannica, Isabella Blalo, ha espresso lo stesso desiderio di seppellirla con un grande Philipely, un gesto teatrale in linea con il suo spirito visionario.
Non c'è notizia ufficiale se Giorgio Armani abbia espresso gli auguri funebri, ma alcune voci parlano di abbigliamento per i partecipanti alle onoranze funebri (il bello, il bello) per ricordare chi ha migliorato le proprie qualità personali nella vita personale e privata.Anche se nei funerali del re e dell'istituzione gli abiti dicevano molto, nei funerali di stato II i partecipanti seguivano un codice rigoroso, e Alexander McQueen indossava un cappello dior, che significa bellezza modesta.
La scelta dell'abbigliamento per il funerale ha radici molto antiche: la regina Cristina di Svezia (XVII secolo) diede indicazioni molto precise per quanto riguarda l'abbigliamento funebre: un mantello fantasia bordato di ermellino, guanti di seta, scarpe di tela, scettro e corona.Una scelta che dimostra come anche in epoche precedenti l'abbigliamento fosse un mezzo per esprimere prestigio, status e identità “regale”, anche dopo la morte.
Gli abiti da lutto diventano uno strumento per raccontarci chi siamo fino all'ultimo momento.È come un messaggio al pubblico, ai propri cari e ai ricordi.Ordinare un look specifico e non lasciare tutto nelle mani degli altri significa non rinunciare alla propria individualità fino all'ultimo minuto, è un modo per definire lo stile. Rituale rilassante: La cura di sé dura fino all'atto finale, un gesto di preparazione per un certo verso quasi sacro.Un abito, soprattutto se porta una firma o un simbolo. Può diventare un simbolo della memoria: “Questa è Ornella”, penserete guardando le foto del suo funerale. L'abito Dior, che sarà legato agli ideali di eleganza che la cantante seguì per tutta la vita, punta a essere ricordato con stile.
L'ultimo addio pamaste non è un vestito: è l'ultimo atto individuale del racconto.È la capacità di lasciare un'immagine precisa da noi scelta, che ci rappresenta fino all'ultimo fotogramma.L'ultimo vestito non è una vanità ma una responsabilità estetica: chi siamo, quale stile viviamo e vogliamo lasciare nella memoria.Ornella Vanoni, con Dior Plan in pensione, scrive l'ultimo capitolo della sua stilosa biografia: una donna che ha navigato tra decenni, musica, vita con fascino, ironia e affidabilità.Anche da morto non avrebbe fatto diversamente.
